Dall’ombelico contro il cancro alla prostata
- On 19 Marzo 2009
Rimuovere la prostata attaccata dal cancro con interventi chirurgici sempre meno invasivi per il paziente.
Con questo obiettivo Franco Gaboardi, direttore dell’unità di Urologia dell’ospedale Sacco di Milano, ha effettuato la prima prostatectomia radicale per cancro della prostata da una singola porta ombelicale.
La tecnica – spiega il professore – «è un’evoluzione della laparoscopia convenzionale, resa possibile grazie a un’innovazione tecnologica chiamata Triport®, che permette l’introduzione di 3 strumenti chirurgici da una unica incisione cutanea. È intuitivo immaginare come, oltre all’indubbio vantaggio estetico, si riducono ancora il dolore post-operatorio, i tempi di ripresa e di conseguenza la degenza ospedaliera. Il paziente sottoposto a tale procedura può andare a casa 3 giorni dopo l’intervento che, fino a pochi anni fa, richiedeva molti giorni di ospedalizzazione, ritrovandosi una incisione ombelicale di 25 millimetri da cui viene estratta la prostata e una incisione di 5 mm per il drenaggio».
L’avvento di approcci chirurgici sempre meno invasivi come la laparoscopia, la chirurgia robotica ed ora la “single port” – conclude Gaboardi – «ridurranno l’impatto psicologico di trattamenti demolitivi, purtroppo spesso necessari, di patologie importanti come il cancro della prostata, della vescica, del rene e di altre patologie chirurgiche».
La prima prostatectomia laparoscopica, ideata in Francia dal professor Guy Vallancien, direttore dell’Istituto di urologia dell’Ospedale Montsouris di Parigi, consisteva nell’insufflare anidride carbonica nell’addome attraverso l’ombelico, inserendo poi gli altri strumenti, tra cui una microcamera, tramite cinque piccoli tagli ravvicinati.
“I vantaggi di questa tecnica – spiega il professor Ronzoni del Policlinico Gemelli di Roma – che in Francia e’ avanzatissima, sono enormi: anzitutto la preservazione della continenza e della funzionalità sessuale”. Con la chirurgia tradizionale il tasso di problemi di incontinenza post-operatori sfiora il 30%, con l’intervento in laparoscopia dovrebbe attestarsi intorno al 2%. Questo perché si preserva il collo della vescica e la sua unione con l’uretra è migliore; anche il catetere viene tolto prima. cInoltre, il fatto di poter ingrandire con la microcamera il campo operatorio a seconda delle necessità permette di essere più precisi nell’intervento, salvaguardando i fasci nervosi che consentono l’erezione, quindi – quasi sempre – la potenza sessuale”.
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